STORIE DI NON SOLO ROCK-A BERLINO CHE GIORNO E’?

DI CARLO MASETTI

Data: sabato, 6 aprile 2024.

Luogo: rifugio su Monte Spinale, Dolomiti del Brenta, Madonna di Campiglio (TN).

Altitudine: circa 2100m s.l.m.

Meteo: giornata di sole che più splendente non si può!

Locale: terrazza dello CHALET SPINALE.

Frequentazione: giovani sciatori, età 16-40 anni e famigliole varie.

Musica: prima silenzio quasi assoluto (una pace perfetta tra le montagne), poi un solo genere musicale: TUM-TUM-TUM-TUM-TUM…

E arrivati a questo punto vi devo una spiegazione. Alle ore 13:30, puntuale come un orologio svizzero di marca, parte questa musica ossessiva, le cui caratteristiche principali sono: uso massiccio di strumenti elettronici, melodie molto orecchiabili, ritmi ballabili, testi semplici e leggeri, continuità tra brani. I pezzi infatti si susseguono uno dopo l’altro, sembrano tutti uguali, i testi quasi non si distinguono (qualche volta però penso di riconoscere delle canzoni note), per me è un disastro (salvo che capisco che questo genere musicale possa far sgranchire le gambe ai discesisti e perfino far ballare un bel gruppetto di giovani: succede anche questo!).

Il mio amico Francesco, stimatissimo professionista appena un po’ più giovane di me, ci ha condotto fin qui, ed ora mi chiarisce che stiamo ascoltando musica ELECTRO POP (ovvero Synth Pop?). Seguo volentieri le sue spiegazioni e sono un po’ sorpreso delle approfondite conoscenze: infatti con lui abbiamo spesso parlato di musica rock (ha letto ed apprezzato il libro scritto con Vittorio Pentimalli), ma eravamo rimasti ai bei tempi del genere West Coast (CSN&Y tanto per capirci). Che fosse esperto anche di musica electropop non me lo sarei mai aspettato!

Il tutto sembra partire da lontano nel tempo, cioè nascere da Karlheinz Stockhausen, compositore tedesco di musica classica che, con le sue divagazioni elettroniche, a partire dal 1950 circa, aveva fondato un nuovo tipo di composizione colta basata proprio su questi mezzi tecnologici.

La sua influenza musicale si manifesta in maniera evidente soprattutto in GERMANIA, alla fine degli anni ‘60 con gruppi quali Tangerine Dream, Popol Vuh, Amon Duul e soprattutto Kraftwerk (due dei membri di questa band erano stati studenti del Maestro Stockhausen al Conservatorio di Colonia) che elaborano questa corrente sperimentale, variegata e dai caratteri molto diversi, definita prima “Kosmische Musik”, musica cosmica, mistica e meditativa, spesso inquietante, poi, forse in senso denigratorio, “Kraut rock”.

Strumenti utilizzati: soprattutto sintetizzatori di tutti i tipi (in grado di generare suoni simili a strumenti musicali reali o creare effetti speciali non esistenti in natura); drum machines (capaci di mantenere elettronicamente ritmi continui, programmabili o meno, che imitano i suoni di vari strumenti a percussione o anche suoni virtuali); infine mixers piuttosto sofisticati.

I critici dicono che non a caso questo genere, decisamente di rottura da parte delle nuove generazioni, si sviluppò proprio nel paese suddetto, forse per dimenticare gli orrori del nazismo di meno di trent’anni prima.

In realtà nel decennio 1967-1977 in questo paese nacque un vero e proprio movimento culturale e politico alternativo, fortemente di opposizione rispetto alla situazione esistente, che ebbe esempi appunto nella politica (pensate al nuovo partito dei Verdi, ambientalista, pacifista, antinucleare fino al terrorismo della banda Baader-Meinhof…), ma anche nel cinema (avete presente registi come Werner Herzog, Wim Wenders, Rainer Fassbinder, Margarethe Von Trotta…?) e, come appena detto, nella musica.

(Non dimentichiamo che in questo stesso periodo accadde ben di più: in UK è in voga il Progressive rock con band quali di Pink Floyd, King Crimson, Yes, ELP… e in Italia con Le Orme, Banco del Mutuo Soccorso, PFM, Area…

Ma il nostro cantautore Eugenio Finardi, nella sua nota canzone “Musica ribelle” del 1976, fa notare di voler andare “Alle porte del cosmo che stanno su in Germania” dove forse si respira una nuova aria musicale.

Contemporaneamente la musica elettronica prende anche un’altra direzione. È grazie ad un signore dal nome Brian Eno, insieme ad un altro signore dal nome David Bowie. Quest’ultimo, il mitico “Duca Bianco”, soggiorna dal 1976 al 1979 circa proprio a Berlino: è in piena crisi artistica e compositiva (aggravata dai 150g di cocaina che inalava ogni giorno a Los Angeles), ma si convince che nella città tedesca è in corso un fermento musicale eccezionale e ci sono gli Hansa Studios, allora all’avanguardia nella registrazione sperimentale. Riesce a sfornare in quegli anni la famosa trilogia (chiamata berlinese, con tre album, “Low”, “Heroes” e “Lodger”) in cui, giocando con la musica elettronica insieme a Eno e ad un certo altro tipetto noto come Robert Fripp (mica pizza e fichi!), rivoluziona i generi maggiormente in voga in quel momento nel mondo anglosassone.

Direi che da queste due origini nasce poi negli anni ’80 quel grande contenitore in cui inserire i filoni della Ambient Music, la New Age, la World Music, la musica Chill Out, fino al caro Electro Pop…

È questo tipo di fracasso che piace ai giovani d’oggi e a Madonna di Campiglio ne ho avuto la conferma: mi è capitato di ascoltarlo, seduto al sole, per più di due ore (poi mi stavo per ustionare la faccia e comunque mi scoppiavano le orecchie!).

Riflessione finale: prendo spunto dai ragionamenti di un altro mio caro amico, Mimmo, il quale, quando gli capitava qualcosa che non lo soddisfaceva per nulla, era solito affermare signorilmente: “Nel suo genere è molto bello, ma non è il mio genere”. Ecco appunto, diciamo pure che l’electropop non è proprio il mio ideale!

Buona Domenica a tutti!

PS1: Francesco, di cui ho parlato all’inizio, mi consiglia di precisare che Finardi in realtà criticava gli ascoltatori della musica cosmica perché invece, secondo lui, avrebbero dovuto seguire la “musica ribelle”, cioè il rock di sinistra che andava all’epoca negli ambienti della contestazione studentesca e che lui aveva scelto come sua area di riferimento.

PS2: Il titolo del racconto di oggi, “A Berlino che giorno è” si riferisce invece ad un’altra canzone, questa volta di Garbo, cantautore milanese tra i primi esponenti della new wave italiana, che nel 1981 ricorda:

“Una birra, fumo, musica

E dopo tu

Soltanto questo muro

Non ha freddo qui, qui.

A Berlino che giorno è?

A Berlino che giorno è?

Se poi la nebbia entra anche dai vetri…”

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