SULL’ ABORTO NIENTE CHIACCHIERE ACCHIAPPA VOTI E INFLUENZE ESTERNE O MORALISTICHE.

di Antonella Soddu

Su una questione sensibile come quella dell’aborto e della piena attuazione della legge 194, non può esser consentito di far chiacchiere acchiappa voti, né all’una né all’altra parte. Il dibattito politico sull’aborto si è intensificato a seguito di un emendamento al decreto legge sull’attuazione del Pnrr, con l’opposizione che ha evidenziato come lo stesso potrebbe aprire la strada a un coinvolgimento di associazioni anti-abortiste nei consultori, mettendo a rischio i diritti delle donne garantiti dalla legge 194. Dall’altra parte, la maggioranza sostiene che l’emendamento mira semplicemente a potenziare i servizi di supporto alla maternità senza intaccare in alcun modo i diritti delle donne. A fronte di questa precisazione, non possiamo però scordare che non meno di un anno fa l’associazione pro-vita propose una raccolta firme in sostegno di una proposta di legge volta ad introdurre nella legge 194 un comma abbastanza discutibile: “Il medico che effettua la visita che precede l’ivg ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”. Tale raccolta firme fu anche sostenuta da molti parlamentari di centro destra.

In prima analisi il dibattito su questo emendamento rispecchia le tensioni politiche e sociali legate alla questione dell’aborto e dei diritti riproduttivi delle donne. In sintesi, nei giorni scorsi in commissione bilancio ( sede referente ) è stato presentato un emendamento al decreto recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con tutte le modifiche apportate nel corso delle ultime settimane. L’emendamento che ha scatenato la reazioni delle opposizioni – e in parte anche di alcuni parlamentari della maggioranza – prevede che “le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possono avvalersi – senza nuovi e maggiori costi a carico della finanza pubblica, “anche” della collaborazione di soggetti del terzo settore che abbiano una comprovata esperienza nel campo del sostegno alla maternità”. In primo luogo è necessario sottolineare che l’articolo 2 – comma d – della legge 194 stabilisce che “per superare le cause che possono indurre la donna all’interruzione della gravidanza, i consultori possono – sulla base di appositi regolamenti e convenzioni – avvalersi, per quei fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni di volontariato che possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Ciò premesso, il primo commento a caldo è che dal punto di vista tecnico/normativo nell’emendamento proposto non si evidenzia alcuna forzatura finalizzata a modificare la norma già esistente se non quella di voler utilizzare i fondi del Pnrr dedicati alla salute per coinvolgere nei consultori soggetti del terzo settore con comprovata esperienza nel campo del sostegno alla maternità. Ed è infatti, proprio su questo punto dell’emendamento che è intervenuta l’ UE ricordando che “il decreto Pnrr contiene misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio la legge sull’aborto”. In breve l’ UE pone l’accento sulla necessità di impegnare la spesa restando sul solco della missione 6 componente 1 del Pnrr ( Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale ). E’ lecito dunque chiedere al Governo se era davvero necessario intervenire con un emendamento che, a dire il vero, sembra voler ipotizzare l’esercizio di un ruolo persuasivo da parte delle associazione – in particolare di quelle pro-vita – nei confronti di quelle donne che già nell’affrontare la difficile scelta del ricorso all’aborto devono anche far fronte ad una difficile situazione psicologica.

Ogni donna ha il diritto di essere libera di prendere decisioni riguardanti la propria salute e il proprio corpo senza subire pressioni esterne. L’intervento del Governo dovrebbe essere finalizzato a garantire il pieno rispetto dei diritti delle donne e a fornire supporto e informazioni complete sulla scelta dell’aborto, non a favorire posizioni ideologiche di alcune associazioni.

Pertanto, urge una riflessione approfondita sulle implicazioni di questo emendamento e sul rispetto dei diritti delle donne nelle decisioni che riguardano la propria salute e il proprio futuro. La libertà di scelta e l’autonomia delle donne devono essere garantite e protette, senza subire influenze esterne o moralistiche.

Lascia un commento