DI CARLO MASETTI
28 aprile: oggi è la giornata internazionale della Sicurezza e Salute sul Lavoro.
Inutile dire che si tratta di argomento fondamentale nel mondo che viviamo.
I dati statistici ufficiali (INAIL, ISTAT) ci raccontano che in Italia ci sono state nel 2022 1.090 morti bianche, nel 2023 1.041, cioè poco meno di tre per OGNI GIORNO dell’anno.
Nei primi due mesi del 2024 sono già 119, 19 in più rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
Come dire: un’ecatombe!
Personalmente mi arriva un brivido lungo la schiena ogni volta che i media riportano la notizia di un nuovo incidente (mortale e non) o di un nuovo infortunio (invalidante e non).
Avendo lavorato negli ultimi 15 anni della mia attività professionale nel mondo della normativa tecnica sulla sicurezza degli impianti, sistemi, apparecchiature, prodotti nei settori elettrico, elettronico e telecomunicazioni, a livello europeo ed internazionale, mi viene lo scoramento. È stato fatto tantissimo per armonizzare, uniformare, standardizzare, coordinare… regolamenti, direttive, procedure, istruzioni… di tutti i tipi, perché i comportamenti siano corretti e possibilmente uguali in tutto il mondo, eppure sembra che non sia mai abbastanza, si verifica sempre un caso imprevisto.
Ma già quelli prevedibili fanno una strage che non ha fine!
Come se non bastasse dovrei poi ricordare, ma non voglio intristirvi, gli incidenti che hanno riguardato amici e parenti che ora non ci sono più: questi ricordi sono ancora più personali e ci coinvolgono senz’altro molto da vicino. Ognuno di noi ha i suoi.
A questo punto parliamo di musica, non importa il tipo, di serenità e di benessere che vorremmo raggiungere ascoltandola: oggi però mi sembra più difficile del solito, quindi aggiungerei solo alcuni versi di due canzoni che dedico a chi ci ha lasciato mentre era al lavoro o semplicemente perché l’imponderabile ha deciso così.
1. Vasco Rossi: Gli Angeli
“Quello che si prova
Non si può spiegare qui
Hai una sorpresa
Che neanche te lo immagini
Dietro non si torna
Non si può tornare giù
Quando ormai si vola
Non si può cadere più…”
Questo brano si chiude con un assolo di chitarra da brividi della durata di circa 2 minuti e 20 secondi (nel disco): i critici musicali concordano sul fatto che, se viene ascoltato in assoluto silenzio e con la giusta concentrazione, sembra di sentire un lamento o il pianto di una persona.
2. Francesco Guccini: Canzone per un’amica-In morte di S.F.)
“…Vorrei sapere a che cosa è servito
Vivere, amare, soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se così presto hai dovuto partire
Se presto hai dovuto partire
Voglio però ricordarti com’eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
E che come allora sorridi
E che come allora sorridi.”
Questa canzone è famosa, tra le altre cose, per essere da sempre quella di apertura di ogni concerto del cantautore modenese (forse per non dimenticare la dolorosa vicenda).
Buona Domenica a tutti!