LA “CLASSE” NON E’ACQUA

DI IRENE GIRONI CARNEVALE

Sono riuscita a ridere e a non incazzarmi, cosa che può essere annoverata tra gli eventi più rari della storia, alle uscite di Vannacci sui disabili in classi differenziate. Ciò non significa che le sue parole non siano gravi e pericolose in una società che sta pericolosamente e velocemente facendo un percorso a ritroso verso posizioni che pensavamo di avere archiviato. Quello che mi conforta è la risposta del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) Prof. Antonello Giannelli: “Il disabile in classe è una risorsa perché anche gli altri possono capire quanto è varia l’umanità. Da un punto di vista pedagogico serve a far vedere che i valori della convivenza e della solidarietà possono essere messi in atto. Favorisce la crescita e lo sviluppo da un punto di vista etico e contenutistico”. Poi aggiunge: “La separazione basata su una condizione fisica è discriminatoria. Lo dice la Costituzione, le leggi, le circolari. Nella scuola si opera l’inclusione ai massimi livelli possibili”.

Più di vent’anni fa mio figlio iniziava la scuola superiore e l’ingresso di un ragazzo autistico in una classe di liceo faceva notizia. Non è stato semplice, le istituzioni non ci hanno aiutato, ha cambiato 8 insegnanti di sostegno in 5 anni, nessuno dei quali sapeva il greco come invece stabilito dalla legge che prevede un sostegno adeguato all’indirizzo scelto, ma ho sempre avuto dalla nostra parte il Preside che ogni inizio anno mi chiamava per andare insieme ad “urlare” al Provveditorato per avere le ore di sostegno, i professori che dopo un primo periodo di smarrimento (qualcuno pensava che fossi pazza a mandare mio figlio al liceo, altri pensavano che facessi io i suoi compiti) si resero conto che Tommaso era parte della classe a tutti gli effetti e trovarono modi alternativi di studio e comunicazione, arrivando a fare in modo che avesse un vero diploma e non solo un attestato di frequenza. Ma soprattutto le compagne e i compagni di Tommaso, ragazzini come lui che non sapevano nulla di autismo e diversità, sono stati la forza immensa che ha sempre sostenuto il progetto scolastico e umano. Una volta dissi ad uno dei ragazzi che li ringraziavo perchè si rapportavano a Tommaso “come a uno di loro”. Il compagno mi guardò e mi disse: “Ma Tommaso è uno di noi!”. Ed era vero e in quella classe sono germogliati semi di inclusione e di solidarietà, amicizie che continuano ancora oggi, dopo più di vent’anni, scelte di studio in cui la presenza di una persona “diversa” ha fatto la differenza.

Capirete perché le parole inutili di un personaggio patetico oggi mi abbiano fatto ridere.

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