PICCOLE STORIE DI SPORT-SARITA LA DURA

DI VITTORIO PENTIMALLI

Occhi di un azzurro spettacolare su un bel visino dai lineamenti delicati.

A vedere una foto in cui sorride potresti pensare a un carattere morbido e gentile. E invece Sara Errani tutto è meno che una morbida e gentile (beninteso, in campo). È una tosta pazzesca con una grinta e una cattiveria agonistica come poche, e oggi vale la pena spendere due parole su di lei, vediamo perché.

Sara è l’unica superstite (agonisticamente parlando) del formidabile dream team tennistico italiano al femminile che ha regalato grandi soddisfazioni agli appassionati in un arco di tempo che più o meno va dal 2009 al 2016.

Solo per chi è proprio a digiuno di questo sport, ricordo che le altre erano Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Roberta Vinci.

Ma mentre loro hanno ormai appeso la racchetta al chiodo da anni, Sara, che in effetti era la più giovane, gira ancora per i tornei di tutto il mondo a 37 anni.

Con la tigna di sempre e con quel suo gioco che certo non è spettacolare ma che è un concentrato di intelligenza che sopperisce ai limiti di potenza.

Delle quattro ragazze d’oro del tennis italiano di dieci anni fa, Sara è senza dubbio quella che mi è sempre piaciuta meno. Per il tipo di gioco – una terribile pallettara – e anche per gli atteggiamenti a volte spigolosi e polemici. Bisogna anche saper perdere e lei non sempre perdeva bene.

Ma detto delle cose meno positive, ora però bisogna togliersi il cappello per quello che ha fatto nei suoi anni migliori e per quello che sta facendo adesso.

Nata a Bologna nell’87, ma ravvenate di Massa Lombarda, Sara se n’è andata di casa giovanissima per inseguire il sogno di diventare una professionista della racchetta. Se n’è andata fino nella lontana Florida, solo dodicenne, senza sapere – all’epoca – una parola di inglese, nella famosa Academy di Nick Bollettieri, a imparare e a inseguire il suo sogno. E c’è riuscita benissimo.

I suoi anni migliori sono stati quelli che vanno dal 2008 al 2015. Nel 2012 è stata finalista al Roland Garros e semifinalista agli US Open e nel 2013 ha raggiunto il 5° posto nel ranking mondiale di singolo. È rimasta 94 settimane in top ten della classifica femminile, cosa non riuscita neppure a Francesca e Flavia. In quegli anni ha spesso mandato al manicomio ragazze ben più attrezzate di lei fisicamente con le sue incredibili doti difensive e una formidabile capacità di sbagliare pochissimo (e anche quello è talento).

Parallelamente, con la Vinci ha formato una coppia di doppio fantastica.

Le due piccolette insieme hanno vinto 22 tornei e vinto tutti i tornei dello Slam almeno una volta. Su quella coppia c’è il cliché di raccontare che Roberta inventava a rete e Sara faceva il muro da dietro; è vero solo in parte, in doppio Sara ha fatto vedere di avere anche lei una gran mano nel gioco di volo, cosa che non si vede quando gioca in singolo… perché in questo caso viene a rete una volta all’anno!

Il sodalizio agonistico con Roberta si è rotto improvvisamente nel 2015 per ragioni mai chiarite dalle due (qualcosa deve essere accaduto a livello personale), ma le loro vittorie restano.

Ma quello per cui vale la pena di togliersi il cappello di fronte a Errani viene dopo gli anni d’oro. Dal 2016 comincia il declino, i risultati non vengono più, sembra che la ragnatela con cui imbrigliava tenniste ben più potenti di lei, ormai sia bucata. Si accumulano sconfitte e la classifica scende inesorabilmente. Poi ci si mette anche una brutta storia di doping; viene trovata positiva ad una sostanza proibita e le ci sono voluti due anni per dimostrare l’assoluta non volontarietà dell’assunzione di quella sostanza.

In definitiva, nel 2020 Sara, ormai trentatrenne e fuori dalle prime 200 del mondo, era praticamente una ex giocatrice.

E invece no. Con una caparbietà incredibile e molta umiltà ha ricominciato dai torneini. Si è rimessa a “remare” da fondocampo per battere non più le top ten, ma ragazzette assatanate di voglia di emergere.

È passata dalle forche caudine delle qualificazioni dei tornei importanti, ha vinto e perso ma piano piano ha riscalato le classifiche e oggi è tornata tra le prime 100. Non più l’élite del tennis ma una classifica dignitosissima ricostruita con un misto di sacrificio e passione per il gioco.

Questa settimana ha giocato nel Master 1.000 di Madrid; solite battaglie infinite per sconfiggere avversarie più giovani nelle qualificazioni e poi si è regalata un primo turno con un’altra veterana, Caroline Wozniacki, vinto in rimonta sfiancando l’avversaria come le riusciva ad alti livelli 10 anni fa.

E nel frattempo ha ripreso a giocare in doppio con la nuova piccoletta tosta del nostro tennis, Jasmine Paolini, a cui dispensa un po’ della sua sagacia tattica.

Ha detto che voleva togliersi ancora qualche soddisfazione su un campo da tennis e che alla fine di quest’anno si ritirerà.

Io non ne sono così sicuro, in quasi vent’anni di carriera professionistica ha macinato centinaia di chilometri sui campi da tennis ma la sua voglia di lottare pare non finire mai.

E, cosa che non guasta, il tempo e i rovesci le hanno insegnato a sorridere di più ed essere meno spigolosa.

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