GIANMARCO TAMBERI, L’ALTRA FACCIA DELLO SPORT

DI IRENE GIRONI CARNEVALE

Gianmarco Tamberi è il rovescio di Jannik Sinner, l’altra faccia dello sport in un certo senso. E all’indomani dell’impresa dello Stadio Olimpico a 2,37 dopo due salti falliti a 2,26, è un susseguirsi di commenti sul suo modo “eccessivo” di festeggiare e di stare in pista.

La tolleranza è qualità sempre più rara, a tratti introvabile e pur piacendo o meno, secondo il mio modestissimo parere, nessuno di noi può sapere cosa muove Gimbo in quelle sue esibizioni pirotecniche post gara. Anzi, mi meraviglio che qualcuno laureato all’Università del web non abbia già insinuato che dietro ci sia un problema di autismo o una patologia di qualsivoglia genere.

Il punto è che accettare la diversità, qualsiai tipo di diversità, sembra sempre più difficile e lo dimostra anche qualche plateale risultato elettorale, mentre la società, per essere tale, dovrebbe essere sempre più rispettosa e inclusiva valutando la diversità per quello che è: una ricchezza.

Cosa pensereste se fossimo vestiti tutti uguali, mangiassimo tutti solo le stesse cose, facessimo tutti lo stesso lavoro e guardassimo sempre le stesse trasmissioni?

Io sono felice che nel panorama sportivo italiano e non solo ci siano i Sinner, i Tamberi, i Simonelli, i Crippa, le Egonu e le Dosso, anche a me non piace quando si spaccano o si fanno volare le racchette su un campo di tennis, ma tutto fa parte della vita e del mondo, del rispetto di ciascuna individualità.

E a proposito di Gimbo mi piace ricordare questo momento delle Olimpiadi di Tokio 2020, disputate nel 2021, quando i due atleti preferirono un ex-aequo invece di continuare a sfidarsi su chi fosse più bravo

LO HA DETTO UN BAMBINO

di MASSIMO WERTMULLER

La Nato s’è espansa ai confini della Russia disattendendo le promesse fatte da Bush senior a Gorbaciov, fino a che c’è stata la sciagurata invasione dell’Ucraina. A un mese dall’invasione Putin e Zelensky avevano trovato un accordo per avere la pace, facendo dell’Ucraina un territorio neutro e lasciando il Donbass indipendente (di scegliere), ma questa opportunità cadde per intervento Nato, una telefonata, e perchè l’Ucraina, poi, si rifiutò. Lo stesso Zelensky dichiarò per decreto che era vietato fare la pace con l’Urss. I trattati di Minsk furono boicottati anche perchè il Donbass si dichiarò già allora indipendente e non ucraino. Poi oggi, ai tempi di adesso, c’è una Russia che dice di essere pronta ai trattati, ma c’è pure uno Stoltenberg, come controcanto, che dichiara, a nome Nato, di cominciare a pensare possibile l’uso dei missili a lunga gittata per colpire, coi missili che sono anche nostri, il territorio sovietico e far partire, di conseguenza, la terza guerra mondiale. Una guerra, tra l’altro, molto probabilmente definitiva per il genere umano. Persino certi giornali cominciano a non vederci chiaro, persino l’informazione sembra un po’ più in imbarazzo rispetto ai tempi di tutto quell’ “armiamoci e partite”. E si avverte una nuova grande calma sui social, un grande silenzio provenire da quelle tastiere che erano così bellicose. Serve davvero altro per capire chi è che vuole la guerra veramente e un nuovo panorama geopolitico? Tutto questo mentre laggiù, in Medio Oriente, Israele continua a bombardare e a uccidere anche in territori umanitari a Gaza, ammazza innocenti e bambini a grappoli, 35 altre vittime, infischiandosene anche della condanna della corte internazionale per genocidio, che dovrebbe pure valere come un “alt”. E tutto questo, anche, mentre nel mondo scoppiano focolai di altre guerre. Lì in Ucraina ci si indignava tanto, qui a Gaza un po’ meno, ma fa niente, si sta danzando comunque sul crinale del baratro. Oggi un bambino ha detto al Papa, felice di sentirglielo dire, che la pace si fa col perdono e con le trattative. Un bambino… Non ci resta che trovare un angoletto riparato o partecipare al televoto …

©Massimo Wertmuller

SE AVESSERO SAPUTO

di MASSIMO WERTMULLER

Questo fatto, e l’aggressione a Stefano Massini per aver scritto il suo “Mein Kampft” al grido di “voi comunisti riscrivete la storia(!!!!!)”, sono simboli di questa epoca in cui, come in un gioco coi dadi, stiamo tornando alla casella di partenza. Qualcuno sente evidentemente che c’è di nuovo un terreno su cui operare. Stiamo attraversando un tunnel buio fatto di ignoranza, inciviltà, mancanza di empatia, smemoratezza, ingratitudine. La cultura potrebbe essere un rimedio, ma non è che regala la sensibilità, il buon senso, ciò che ci fa dire di essere civili o cristiani. Non è un caso che si affacciano all’orizzonte guerre. Forse Mameli e i partigiani non dovevano fare quello che hanno fatto, se avessero saputo per chi lo hanno fatto. E Dio, o chi per lui, non doveva inventare l’essere umano, che ha suddiviso in lotti privati da ampliare, in recinti, un mondo che era fatto invece all’origine solo di vite libere e di colori

«A NOI, CAFONI CI HANNO SEMPRE CHIAMATI»

di TITTI DE SIMEIS

«Per fortuna quest’anno la situazione legata alla siccità colpisce molto di più alcune regioni del Sud ed in particolare la Sicilia e per fortuna molto meno le zone dalle quali lei proviene ma che producono un valore del vino eccezionalmente rilevante»

Sono le parole, sfuggite al ‘politicamente previsto e concordato’, del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida (parente aggiunto ai piani alti) in risposta al senatore Bergesio (leghista), il quale chiedeva informazioni sui provvedimenti adottati per difendere la viticultura piemontese dalla siccità di una stagione insolita.

In altre parole: ‘il vino delle nostre langhe è salvo, di quello siciliano che cce ‘mporta?’

Non fanno effetto le scuse imposte dall’opposizione su richiesta di dimissioni immediate, né l’ambaradan mediatico del Lollo-man per salvarsi in extremis.

Quello che ci arriva è il pensiero, evaso da una mente che, per quello che contiene, fa spavento e rabbia. E ripugna.

Siamo sul punto di non ritorno, o di ritorno incontrollato alla divisione nazionale tra il Nord dell’eccellenza e il Sud dei cafoni. Tutto qua.

© titolo by ‘Titanic’ di Francesco De Gregori

MASCHERE

di MASSIMO WERTMULLER

Boh, ad ogni elezione si ripresenta il solito problema. Ma come può essere che chi ci rappresenta e siede sui quegli scranni sacri dove hanno posato i loro nobili deretani Mazzini, Garibaldi, Di Vittorio ecc, ecc siedano quelli che amici di amici, e non un plebiscito popolare, hanno messo lì? Se si tratta di dicasteri che hanno un nome e quindi una specializzazione, perchè non pensare a un governo dei migliori? Che poi la stessa cosa vale per un parlamento europeo. Credo che acquisterò il libro “Io so’io….” di Sergio Rizzo, sui privilegi e i meccanismi inaccettabili per una vera e civile democrazia che albergano nel nostro sistema politico e tenuto in piedi da certi stessi nostri politici, per loro, certo non nostro, interesse. E invece… guardatevi tante candidature. Siamo di nuovo in certi casi di fronte a un Grande Carro Di Viareggio. Tante maschere che nascondono un nulla. Io non sono nessuno, lo ricordo sempre, e comunque essendo attore ho voluto impegnarmi su certi temi come fosse un dovere. Temi della collettività che non sono per niente specifici del mio mestiere. E non sto dicendo che lo debbano fare tutti, ci mancherebbe. I diritti degli animali e pure la situazione climatica, pensandola non un fatto da discutere con qualche ennesima polemicuccia da quattro soldi ma una vera e propria emergenza di tutti, e ovviamente la pace, contro ogni guerra, sono gli argomenti che mi hanno toccato più nel profondo. Sulla pace sarei laureato in Storia delle Relazioni Internazionali e qualche cosa già la spulciavo va. Ma per esempio quanti lì, sui seggi di comando, anche provinciali, prima di dire che la situazione ambientale è figlia di una ideologia di parte e quindi esagerata o non vera, hanno letto, che so, Mancuso, Magnette, Carson, Chomsky, Klein? E quando si parla di creature senzienti hanno mai letto Morizot, Mejier, Carson, Foer, Derrida? E quando parlano di “razze” umane altre da noi, quando parlano dei diversi da noi, hanno mai letto un solo Kapuscinsky? Non voglio fare nomi ma sono ore queste in cui è possibile vedere facce e nomi dei candidati, io non voglio e non posso cadere nella trappola di accennarli. So per certo che io, lo dico per paradosso ovviamente, di fronte a una follia impensabile, impossibile, di qualcuno che mi proponesse una candidatura non ci andrei manco sotto minaccia di un fucile per una forma di decoro personale, di pudore, sapendo che non interesserei a nessuno, e soprattutto che non sarei capace di stare lì, in quel posto che andrebbe meritato, ma “loro”? Intendiamoci io i miei eroi ce l’ho: Paolo Ciani, Massimiliano Smeriglio, Amedeo Ciaccheri, Sergio Costa, forse il miglior ministro per l’Ambiente che abbiamo mai avuto, cioè, parlando di chi si candida a queste europee, gente che sa perchè lo fa, sa che lo fa per un tema comune e non per un interesse, e so che lo fa sul campo, coi fatti e non i proclami, magari nel silenzio. Ma tutti gli altri? Difficile cambiare in meglio se votiamo in un certo modo o se non andiamo a votare …

©Massimo Wertmuller

CHE BAMBOLA

di TITTI DE SIMEIS

Ve lo ricordate il film “Io e Caterina” con il grande Alberto Sordi?
Raccontava la storia di un uomo che conviveva con un robot dalle fattezze femminili, capace di prendersi cura di lui e della casa. Bene. Pare che, al di là delle varie Alexa e affini, la convivenza con robot dalle sembianze umane sarà possibile molto presto. In Cina, infatti, è stata creata una bambina umanoide il cui destino sarà quello di prendersi cura delle persone anziane, che vivono da sole, o tenere compagnia alle coppie senza figli. La piccola, di tre – quattro anni, si chiamerebbe TongTong e sarebbe in grado di interagire con gli umani creando, addirittura, un rapporto affettivo. Sarebbe in grado di aiutare il nonno a salire le scale, prendere il telecomando alla nonna che non riesce ad alzarsi dal divano, asciugare il latte versato per fare un favore alla mamma, fare compagnia a papà mentre innaffia le piante, insomma tutto quello che farebbe una bimba in carne ed ossa. Dotata di due ‘sistemi’ cognitivi che le permettono di cambiare atteggiamento a seconda dell’umore, potrebbe apprendere le emozioni umane grazie all’intelligenza artificiale e sviluppare il suo sistema mentale fino a diventare una diciottenne.
Ma ce lo immaginiamo? Avere vicino una pupazza elettronica, vestita da bambina e con un processore capace di simulare umanità ed empatia; compensare la mancanza di un figlio con un accozzaglia di microchip dall’affetto immaginario; regalare ai nostri nonni un mostriciattolo con la voce sintetizzata e il volto di celluloide che ci alleggerisca dai sensi di colpa per essere assenti, nell’illusione, improbabile, di sostituirci in una fisicità fatta anche di una sola carezza, ma che sia vera. Ma quanto è triste?

RESPONSABILITÀ

di MASSIMO WERTMULLER

I fiori con la loro bellezza e i loro colori. I profumi della Natura. Il mare. Il bosco. Lo sguardo di un animale a quattro gambe, ma anche quello di un bambino appena nato, così gioiosamente stupito di tutto. Certe vite che chiedono solo di esistere, a differenza nostra che vogliamo sempre di più, che conquistiamo, distruggiamo, accumuliamo, che privilegiamo l’interesse del dio soldo persino a quello della nostra salute – aveva ragione Einstein: “L’uomo ha inventato la bomba atomica ma nessun topo costruirebbe una trappola per topi”- Ecco, sono tutti elementi, questi, che pare ci abbiano collocato accanto per metterci alla prova. Sono tutti soggetti che andrebbero difesi, protetti, tramandati. La presunta forza dell’essere umano, che non c’è e basterebbe un incontro a quattr’occhi con un lupo ma senza armi per verificarlo, invece di essere usata per distruggere poteva essere usata proprio con questo compito, con questo senso di responsabilità. Per le europee, ma pure ogni volta che si va a votare, in mancanza di una ideologia di riferimento che non c’è più, si potrebbe votare per chi parla di questo, per chi si preoccupa di questo …

©Massimo Wertmuller

LA “CLASSE” NON E’ACQUA

DI IRENE GIRONI CARNEVALE

Sono riuscita a ridere e a non incazzarmi, cosa che può essere annoverata tra gli eventi più rari della storia, alle uscite di Vannacci sui disabili in classi differenziate. Ciò non significa che le sue parole non siano gravi e pericolose in una società che sta pericolosamente e velocemente facendo un percorso a ritroso verso posizioni che pensavamo di avere archiviato. Quello che mi conforta è la risposta del Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) Prof. Antonello Giannelli: “Il disabile in classe è una risorsa perché anche gli altri possono capire quanto è varia l’umanità. Da un punto di vista pedagogico serve a far vedere che i valori della convivenza e della solidarietà possono essere messi in atto. Favorisce la crescita e lo sviluppo da un punto di vista etico e contenutistico”. Poi aggiunge: “La separazione basata su una condizione fisica è discriminatoria. Lo dice la Costituzione, le leggi, le circolari. Nella scuola si opera l’inclusione ai massimi livelli possibili”.

Più di vent’anni fa mio figlio iniziava la scuola superiore e l’ingresso di un ragazzo autistico in una classe di liceo faceva notizia. Non è stato semplice, le istituzioni non ci hanno aiutato, ha cambiato 8 insegnanti di sostegno in 5 anni, nessuno dei quali sapeva il greco come invece stabilito dalla legge che prevede un sostegno adeguato all’indirizzo scelto, ma ho sempre avuto dalla nostra parte il Preside che ogni inizio anno mi chiamava per andare insieme ad “urlare” al Provveditorato per avere le ore di sostegno, i professori che dopo un primo periodo di smarrimento (qualcuno pensava che fossi pazza a mandare mio figlio al liceo, altri pensavano che facessi io i suoi compiti) si resero conto che Tommaso era parte della classe a tutti gli effetti e trovarono modi alternativi di studio e comunicazione, arrivando a fare in modo che avesse un vero diploma e non solo un attestato di frequenza. Ma soprattutto le compagne e i compagni di Tommaso, ragazzini come lui che non sapevano nulla di autismo e diversità, sono stati la forza immensa che ha sempre sostenuto il progetto scolastico e umano. Una volta dissi ad uno dei ragazzi che li ringraziavo perchè si rapportavano a Tommaso “come a uno di loro”. Il compagno mi guardò e mi disse: “Ma Tommaso è uno di noi!”. Ed era vero e in quella classe sono germogliati semi di inclusione e di solidarietà, amicizie che continuano ancora oggi, dopo più di vent’anni, scelte di studio in cui la presenza di una persona “diversa” ha fatto la differenza.

Capirete perché le parole inutili di un personaggio patetico oggi mi abbiano fatto ridere.

CARI RAGAZZI DEI SOCIAL

di MASSIMO WERTMULLER

Però, a mio modesto avviso, qui dobbiamo metterci d’accordo, cari ragazzi del social, sul termine pace o, meglio, trattative. Se vogliamo parlare di pace questa è sempre equidistante, sta in mezzo. Anche perchè tra due contendenti, o più, non è che in campo accada così spesso di vedere angeli e diavoli. Ma più facilmente ci si vedono interessi vari, geopolitiche, poteri, economie, ricerca di consenso, tutta roba in malafede in nome della quale si ammazzano pure i bambini. Quindi, sempre a mio modesto avviso, così come giustamente chi ha parlato di trattative, e non di invio armi, ha sottolineato anche le concause retroattive che stanno dietro a quel conflitto antico di confine tra Russia e Ucraina, portando avanti le cause di tutte e due le parti in gioco per andare verso la pace e la trattativa, ma al contempo è anche stato subito chiaro sull’errore madornale e criminale della invasione come mezzo per imporre le proprie ragioni, così oggi non è che siccome esiste la faccenda orribile e inaccettabile di Assange diventa giusto, e soprattutto un seme per la pace, ammazzare ferocemente un contestatore, pure se questo aveva avuto idee violente o persino naziste. Perchè questo non vuol dire volere, cercare la pace. Se, dopo accurate indagini, si viene a scoprire che con metodi poco umani La Russia ha ammazzato barbaramente Navalny, vorrà dire che si aggiunge un barbaro omicidio alla lista di quei crimini contro la libertà in cui spesso si è sporcata le mani (anche) la Russia, una lista in cui, anche se vivo, vi si trova anche il nome di Assange o quello della povera Politkovskaja … Insomma la trattativa dovrebbe sempre partire dai propri, comuni errori per poi arrivare alle ragioni di tutti e finire alla composizione del casus belli nel modo più possibile. Anche perchè le guerre non risolvono nulla e finiscono sempre con una trattativa che sarebbe stata quella da affrontare subito e non rimandata dopo tante, troppe, altre morti. Sennò non è onesto, sempre a mio modesto avviso. Certo, se invece dopo indagini viene fuori che Navalny lo ha ammazzato qualcun altro oppure, come già si dice, che Navalny sia morto di cause naturali, la faccenda poi si complica pure eh …

© Massimo Wertmuller

CERCASI PACE

di MASSIMO WERTMULLER

Mi pare tutto preoccupante. Se le forze dell’ordine rispondono sempre a un ordine, e se parliamo di ordine pubblico, a Pisa quelli manganellati, tra cui mio nipote che è un ragazzo eccezionale che per fortuna è tra quei ragazzi che ancora vogliono solo esprimere la propria opinione e partecipare, erano persino dei ginnasiali certamente disarmati e non belligeranti, molti dell’età del figlio di chi li ha manganellati. Ma oggi diamo per ufficiale l’appoggio incondizionato a Kiev. Non a cercare pace e trattativa eh, no, ma per resistere. Si vorrebbe fare lì il G8. E si appoggia l’Ucraina per il sacro diritto internazionale. Ciò pure perchè questo governo, come molti italiani, è convinto che le armi siano un contributo per la pace, senza queste niente pace, è grazie ad esse se si arriva a una trattativa che però sarà uguale a quella che è stata disponibile sin dall’inizio ma rimandata dopo troppe, altre morti. Però mi domando, così per non lasciare dietro argomenti a metà, ma se fino a 5 minuti fa per Gaza si parlava di “due popoli due stati”, e si vedono invece immagini di bambini spezzati dalla paura e dal sangue, mi domando: ma lì in Palestina il diritto internazionale, con relativa compassione e indignazione, non arriva? Come in altre parti del mondo? Come Cristo a Eboli così a Gaza? O a Damasco? Certo se ci stanno trascinando nella terza guerra mondiale, che potrebbe pure estinguere, poi magari soprattutto per volontà altrui, non è simpatico via …

© Massimo Wertmuller