(PICCOLE) STORIE DI SPORT-VIKA IS BACK

DI VITTORIO PENTIMALLI

L’altro ieri, nella semifinale del primo Slam stagionale, gli Australian Open che si giocano a Melbourne, la trentatrenne bielorussa Victoria Azarenka è stata sconfitta dalla giovane russo – kazaka Rybakina e ha perso l’occasione di tornare in finale di uno dei quattro più importanti tornei al mondo. Peccato, tifavo per lei. (Per la cronaca, il torneo lo ha vinto un’altra bielorussa, la ventiquattrenne Aryna Sabalenka, bel viso e fisico da walkiria).

Tifavo per lei perché viene da una storia particolare e perché è una “dura – fragile”, accoppiata che suscita il mio interesse.

Vika nasce a Minsk, iniziare a giocare a tennis giovanissima e a 16 anni si trasferisce negli Stati Uniti per inseguire il sogno di sfondare nel professionismo.

Alta e con un fisico slanciato ma potente, Azarenka sgobba (come tutti) per scalare le classifiche a partire dai torneini più piccoli. Ma il talento c’è, il fisico pure, e quanto a grinta e cattiveria agonistica ne ha da vendere.

Come modo di giocare è senz’altro più una picchiatrice che una creativa, ma tant’è, ormai le creative sono una razza praticamente estinta, purtroppo.

Lei comunque è uno spettacolo da veder giocare, per la grinta, la velocità, l’energia che sprizza da ogni gesto.

Così già prima dei 20 anni, col suo gioco aggressivo condito dai soliti gemiti acuti, irrompe nel tennis che conta.

Nel 2009 vince il suo primo titolo WTA (a oggi sono 21). Ma l’anno dell’esplosione è il 2012; in quell’anno Vika vince gli AO, va in finale agli US Open e diventa la numero 1 al mondo, la più forte rivale di Serena Williams. I suoi match con la Sharapova, russa, bionda, algida, gnocca, fortissima, picchiatrice, urlatrice, antipatica come poche, sono uno spettacolo di cannonate, pugnetti, sguardi assassini e bacini finali al veleno…

Ma dopo il biennio 12 – 13 in cui è assoluta protagonista del circuito femminile, cominciano i guai.

Infortuni e problemi fisici ne limitano il rendimento. Nel 2016, risolti i malanni fisici sembra tornare prepotentemente tra le protagoniste ma a luglio di quell’anno annuncia di doversi fermare… è incinta.

Un bellissimo evento che si rovina in fretta, poco dopo la nascita del figlio Leo i rapporti tra lei e il compagno americano precipitano; i due si separano e comincia una durissima battaglia legale per l’affidamento del bambino, una partita ben più difficile rispetto a quelle su un campo da tennis. Per due anni Vika gioca pochissimo, troppo impegnata nella battaglia legale. Nel 18, vinto il match in tribunale con l’ex compagno, riprende a giocare con continuità ma i risultati non vengono più, o meglio, si intravedono sprazzi di vera Azarenka, ma sono solo sprazzi in mezzo a molte pause. All’inizio del 2020 Vika è a un passo dal ritiro, sfiduciata, pensa di non essere più in grado di tornare la miglior sé stessa di pochi anni prima.

Fino a che non incontra un giovane allenatore francese che con lei lavora soprattutto sulla psiche, perché fisico e tecnica non li ha persi di certo. Già perché in campo Vika sembra una guerriera spietata, ma in realtà è una ragazza bisognosa di certezze e spesso in carenza di autostima, ed è su quello che lavora con successo il suo nuovo coach.

E da lì Vika risale, torna a vincere tornei importanti e scala nuovamente la classifica.

Non solo, nei suoi anni d’oro non era molto amata dalle colleghe, proprio per l’atteggiamento fin troppo aggressivo, adesso, con la ritrovata sicurezza di sé, si vede in campo una donna matura che vuole vincere (ci mancherebbe!) ma senza quel sovrappiù di carica che sfocia nell’antipatia.

Per questo tifavo per lei, sarebbe stato bello rivederla vincere un torneo dello Slam da tennista – mamma davanti a tutte ste ragazzette giovani fatte con lo stampino, fortissime ma monocordi e indistinguibili l’una dall’altra.

Ma pazienza, ha ritrovato la fiducia in sé, sa come conciliare il ruolo di atleta e di mamma e penso che per almeno un altro paio d’anni sarà uno scoglio molto difficile per tutte le ragazzette.

Bentornata Vika!

PS L’unica tennista mamma ad aver vinto degli Slam è stata l’australiana Margaret Smith Court, una grandissima di questo sport, parliamo degli anni 60.

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