Di Carloalberto Sartor
Più che un’abile mossa, Salvini tentato il tutto per tutto per tenere sotto scacco il m5s. Non c’è riuscito. Ha evidenziato ciò che sta succedendo. Cioè che il suo spettacolo è giunto al punto in cui la trama non regge, il pubblico comincia a rumoreggiare, c’è qualcosa da fare di clamoroso per mantenere il potere.
Fantastico comunque l’appello al voto: chi non lascia votare gli italiani vuol fare gli affari suoi alla faccia del popolo. Come dire, conta sempre il futuro voto degli italiani, mai quello precedente. Il tutto per i sondaggi che cominciano a dar segni di scricchiolio per Salvini. Da cui la fretta di correre al voto promettendo anche ricchi premi e cotillon al m5s pur di sorreggere la messa in crisi del governo (di cui fa parte integrante, sia come vicepremier sia come ministro, oltre che come leader del partito che è arrivato terzo alle elezioni di un anno e mezzo fa, dopo M5S e PD).
Le chiacchiere stanno a zero. Non al massimo. Ce lo stiamo levando di torno.
Forza Italia non cede del tutto e lo vuole trascinare dal notaio, anche visto il precedente tradimento salviniano. Fratelli d’Italia non basta. A furia di usare guastatori a destra e a manca, Salvini rischia di restare solo. Con il 18 per cento di voti che, forse, se si va al voto, diventano il 30 per cento. 35? Dove va? Dove vuole andare? Non gli resta che la secessione della Padania e mandare a quel paese gli altri partiti.
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