INFRAZIONE UE DIMEZZATE. IN TRE ANNI RISPARMIATI 2 MLD.

di Antonella Soddu

Palazzo Chigi. Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa  per illustrare   i dati  relativi la relazione  su : “Infrazioni, frodi, aiuti di stato Ue 2014-2017: tre anni e mezzo di risultati e risparmi record”.  Ad esporre la relazione, la sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi e Sandro Gozzi sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega agli affari esteri.

Nel corso della conferenza stampa i due esponenti del PD hanno  illustrato ed evidenziato i risultati ottenuti dal Governo, dal 2014 ad oggi, nella lotta alle frodi comunitarie, nella gestione delle procedure di infrazione e degli aiuti di Stato.

La stessa M. E. Boschi poco dopo con un tweet ha esultato per gli oltre  2 miliardi di euro risparmiati e per il notevole dimezzamento di procedure di infrazione a carico dell’ Italia.  “dai mille giorni a oggi l’ Italia si fa sentire in Europa. Avanti”.

“Abbiamo risparmiato  2 miliardi in  tre anni e mezzo, un risparmio record che ci colloca tra i paesi virtuosi. L’Italia oggi risulta più virtuosa della Germania – ha detto Sandro Gozzi- In tema  di procedure di infrazioni europee, lotta a frodi e aiuti  di Stato  recuperati  eravamo  maglia nera in Europa. Una condizione che abbiamo pagato  sia in termini di infrazioni che in credibilità politica.”

Vediamo i dati della relazione nei dettagli  esposti:

nel 2014 le procedure di infrazione a carico del nostro paese sono  state 120. Oggi sono aperte 65 procedure di infrazione, un dato che colloca il nostro paese   in linea con la media europea e che risulta essere migliore di quello di Germania, Spagna e Francia.  Sono stati risparmiati  poco più di  2 miliardi di euro, frutto  di un accurato  lavoro  svolto  con il fine ultimo di ridurre le procedure di infrazione.  Nello specifico.  1,3 miliardi il totale dei risparmi dati dalla riduzione delle procedure di infrazione; 770 milioni  di euro invece sono il totale  dei fondi  recuperati sugli aiuti di Stato  – siamo passati da 22 casi di  irregolarità del 2014 agli attuali 8.  220 milioni di euro  è, invece, la cifra  recuperata grazie la lotta alle frodi.

Nel corso del 2015 il nostro paese si collocava tra i più grandi paesi  con record di frodi . Eravamo al quarto posto  tra i paesi europei. Nel 2016 invece siamo scesi al ventesimo posto con appena 20 casi. Un calo del 60% e anche qui ci collochiamo su posizione migliore rispetto a Francia e Germania. I settori deve venivano riscontrate più frodi erano  legati ai fondi europei,  fondi di sviluppo regionale e fondo sociale e materia agricola.

A conclusione della conferenza stampa il sottosegretario Gozzi ha tenuto a puntualizzare che – “Nel bilancio Ue di domani crediamo che i fondi non vadano dati a chi viola lo stato di diritto e i diritti fondamentali: è impensabile che chi non adempie ai propri obblighi in termini di stato di diritto e accoglienza all’immigrazione possa ricevere fondi”.

20170731_2266

ONG. IN ARRIVO IL CODICE DI CONDOTTA. IN CORSO LA RIUNIONE AL VIMINALE.

REDAZIONE

Passi avanti per il codice di  condotta per le ONG. Dopo l’approvazione del testo avvenuta in commissione europea il 14 luglio  scorso, le due riunioni tenutesi al  Viminale  il 28 Luglio  che ha visto anche in questo caso l’approvazione  di  un testo  base preliminare, è in corso da questo pomeriggio la riunione per l’approvazione definitiva del testo.

Nella riunione del 28 Luglio,  secondo  quanto riportato dal comunicato  stampa del Viminale,  sono state portati avanti  importanti passi significativi, sono state recepiti alcuni  punti a chiarimento  che le stesse ONG hanno chiesto per migliorare il testo proposto ( qui il testo preliminare )

Alla riunione del 28 luglio avevano partecipato il capo Dipartimento per le Libertà civili e per l’Immigrazione Gerarda Pantalone, i rappresentanti delle Organizzazioni non governative, del ministero dell’Interno, degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, delle Infrastrutture e dei trasporti, del Comando generale della Guardia di finanza e del Comando generale delle Capitanerie di porto.

Il testo definitivo dopo le modifiche è stato inviato a  tutte le ONG  che hanno manifestato  la disponibilità alla firma prevista per questo pomeriggio (  31 luglio )

 

riunione_ong

L’ODISSEA DEL TEMPO LIBERO DEL DISOCCUPATO.

di Antonella Soddu

Se avete tempo libero, incazzatevi. Fatte in modo che lo stesso non vi renda schiavi. Il tempo libero. Cos’è ? Se lo chiedi a chi un lavoro l’ha, ti risponde – “vorrei averlo”. D’altra parte se lo chiedi a chi il tempo libero l’ha e lo avverte come un grosso peso psicologico , ti risponderà che non sa più cosa sia, il tempo. Non lo sa perché alla fine tutti i giorni sono uguali. Autunno, Inverno, primavera, estate sono stagioni che un disoccupato ha dimenticato da tempo. L’evolversi della vita di un disoccupato è come un mutamento climatico che cancella le stagioni e si porta via anche le mezze. Si cercano le occasioni, e quando queste arrivano da un provvedimento che si chiama REIS – reddito inclusione sociale – quasi si apre un mondo di speranza anche se la ragione fa squillare quella voce dentro che ricorda – “lo sai, no, che non è un vero e proprio lavoro?” E tu lo sai. Eccome se lo sai! Ma pensi in cuor e mente tua che è meglio di niente. Hai un entrata/aiuto economico che ti permetterà di programmare quelle piccole cose che per molti sono scontate. Soprattutto ti prende dentro quella meravigliosa sensazione di saper che quel che porterai a casa sarà guadagnato dal lavoro che t’impegni a fare per la collettività. Una sorta di servizio civico che alla fine del mese ti porterà 500 euro in famiglia.
Che schifo! Lo dico non perché la cosa in se sia aberrante; no. Lo dico perché questa è la realtà. Alla mia età non è davvero il massimo della realizzazione accettare questa sorta di ricatto morale e economico e mi fa una rabbia enorme aver la consapevolezza di poter fare e aspirare a qualcosa di più mentre la fuori ci parlano ci reddito di cittadinanza per una dignità. Questa non è dignità, ficcatevelo bene in testa. E’ un ricatto morale e uno schiaffo alla dignità che uno ad una certa età, soprattutto se ha famiglia, è costretto ad accettare e a far finta che si tratti di un lavoro vero e proprio.
Io mi guardo intorno, e rivedo il mio passato a far tanti lavori; al più umile, addetta alle pulizie, a quello in ufficio fino a provare io stessa una attività in proprio.
Poi, un po’ come capita a molte di noi donne, la scelta della maternità che complica il futuro lavorativo. Alla faccia della proposta della signora del PD che invita a mettere in campo risorse per garantire il proseguo della razza. E se la scelta della maternità è arrivata in piena esplosione della crisi economica mondiale, quando tu ancora eri nel pieno della giovinezza anagrafica, 29 anni, allora poi ti accorgi che nonostante ti senta ancora nel pieno della forza mentale e fisica, hai oggi 46 anni e sei vecchia. Sai che il tuo tempo è passato secondo i canoni della globalizzazione e del capitalismo che ha avariato il mercato del lavoro costringendo chi non ha più 25 anni ad una sorta di rassegnazione progressiva che genera in malessere psicologico se non ha poi la forza di risalire provando ad occupare il tempo mettendo a frutto le conoscenze e le capacità acquisite in quel tempo che è andato.
Il tempo libero che per molti è un sogno per te diventa un progetto da realizzare con impegno. Lo devi occupare quel tempo, lo devi a te, alla tua salute, alla tua dignità, al resto dei tuoi anni. Cosi accetti anche il REIS perché l’alternativa sarebbe la schiavitù e la rassegnazione. Mentre la fuori c’è chi ti dice che sei in vacanza. Ma a volte lo pensi da te, chiedendoti anche – “cos’ho fatto per meritarmi queste vacanze da incubo”. Solo che il codice del consumatore prevede che se la vacanza ti va storta puoi chiedere i danni. Mentre un disoccupato in ferie perenni non ha nemmeno il rimborso per i danni psicologici.
Anzi, qualcuno di quelli che occupano gli scranni delle istituzioni pensa di risolverti il problema con i tirocini formativi, con i corsi professionali, con i proclami dei redditi di cittadinanza, con il lavoro gratis lavoro per tutti. Perché – ti dicono – sono le nuove frontiere del mercato del lavoro. E ti assale una carica enorme di vaffanculo da indirizzare a destra e a manca. Infondo questi che siedono al tavolo degli asserviti al conte zio si fanno belli inventando provvedimenti di sinergiche attive politiche del lavoro che costano ai contribuenti milioni di euro e non producono nessun risultato concreto. Tu li osservi, li ascolti e più ti accorgi che non hanno capito nulla del termine “disoccupazione”. Ma ci ricamano su le loro lezione teoriche mentre a te, rimane solo “tempo libero” e dinanzi alla scelta – “tempo libero o servizio civico”, tu scegli di andare avanti con il servizio civico e alla fine ringrazi pure che lo abbiano inventato. Badate bene, è quella cosa che qualcuno propone di attuare per impegnare i migranti e favorire in tal modo anche il processo di integrazione. Per darcela a bere si sono pure inventati che sia un provvedimento nuovo. Di fatto esiste da anni, precisamente dal 2008 anno in cui venne sottoscritto il trattato di Lisbona e con esso istituiti i fondi FES per il contrasto alle povertà estreme.
Ma io e tanti altri come me, che abbiamo provato sulla nostra pelle le famose politiche degli incentivi alle imprese per le assunzioni che una volta finiti generano disoccupazione e ammortizzatori sociali, non possiamo nemmeno dire – “noi ve lo avevamo detto, state facendo lo stesso errore. Perseguire è diabolico e qualcuno prima o poi si farà molto male”.
A fare il servizio civico ci vado a testa alta, lo sappiano fin d’ora, perché quello che porterò a casa sarà frutto del lavoro che farò ma che potrei fare anche con più fierezza se potessi avere un lavoro e meno tempo libero. Tutto ciò detto, non avrete mai il mio tempo libero. Fin quando avrò ragione, fiato e forza di volontà il mio tempo lo impiegherò ogni millesimo di secondo, per studiare, per conoscere, per imparare, per arricchirmi e migliorare, e mi divertirò ogni volta che mi manderete a fare i colloqui di orientamento e davanti a me, dietro la scrivania, ci sarà qualcuno che mi dirà – “non saprei nemmeno verso cosa orientarla, lei ha un curriculum di tutto rispetto”. Mi dirà che anche il livello di scolarizzazione è perfettamente orientato. L’unica cosa mi renderà orgogliosa sarà che sulla mia pelle nessuno incasserà i famosi 5 mila euro a disoccupato che il Governo ha previsto di elargire agli esperti che aiutano a trovare un impiego. E’ vero, è un sistema mai decollato, è l’altra parte del Jobs Act, un genialata di Poletti e Renzi, mai decollata.
Io mi tengo il mio tempo che cambierò con le idee e impegno costante e mai sarò schiava del tempo libero di un eterna vacanza imposta.
Perciò, incazzatevi, non arrendetevi. Ne va della vostra vita.

 

download (5)

“Le sinergiche attive politiche del lavoro della Regione Sardegna”

I NUOVI BARBARI DEL NOSTRO TEMPO.

di Antonella Soddu

Un tempo l’uomo fu un animale che riuscì a differenziarsi dagli altri animali sviluppando un sistema di relazioni e comportamenti complessi e vasti. Ma il tempo andò. Arrivò un altro tempo dagli aspetti terrificanti. Il nostro tempo. E un aspetto terrificante di questo nostro tempo consiste nella mancanza di rispetto per la vita propria e altrui. Il vile attentato posto in essere ieri presso il centro di accoglienza di Dorgali ( NU ) dimostra ampiamente questo aspetto. L’uomo non tiene nella debita considerazione la vita altrui cosi come la propria . Il punto è questo. Non diamo alla vita la dovuta importanza, non abbiamo forse mai capito quale ampiezza ha questo dono, abbiamo sempre portato ad essa molta indifferenza , trascuratezza. E’ terrificante ma è la sola cosa che si può dire dinanzi all’esplosivo piazzato per far male ad altri uomini. Siamo invasi da una paurosa stupidità che ci spinge a vedere nel diverso, per stile di vita, per cultura, per tradizione, per colore di pelle, per lingua, sesso e religione, il pericolo. Invece il pericolo è dato dalla nostra eterna contraddizione: Diamo la vita e siamo pronti a toglierla, fisicamente e moralmente. Eppure continuiamo a inorgoglirci per il nostro grado elevato di civilizzazione occidentale . Siamo incappaci di ammettere che siamo peggio delle bestie, non proviamo alcun senso di rispetto, non riusciamo a capire che attorno a noi, ci sono “gli altri”. Che siano attorno a noi a pochi metri, a pochi chilometri o lontano in altre parti delle zone che compongono questo mondo. Cosi, per noi “civilizzati” in Nigeria, per esempio, non c’è la guerra, quindi quelli non sono profughi ma clandestini. Ma in Nigeria e dalla Nigeria non si fugge per la guerra in corso; no. Si fugge per la schiavitù a cui sono costretti molti uomini e donne che si trovano in minoranza religiosa, alla schiavitù della povertà causata da Governi che operano non in maniera del tutto democratica. Cosi per noi occidentali civilizzati che abbiamo sempre trovato in Nigeria le ricchezze da sfruttamento quelli sono solo episodi che nulla ci importano. Se la sbrighino da soli e non ci invadano. Così, per noi occidentali civilizzati, per esempio, in Bangladesh non c’è la guerra; eppure c’è la schiavitù dello sfruttamento della manodopera del tessile. Donne e minori stipati in fabbriche fatiscenti, giorno e notte per produrre tessuti che le grandi multinazionale della moda, tra le quali molte italiane civilizzate. Allora chiediamoci se è giusto continuare e definirci civili. Se morire di fame, o per mancato futuro dignitoso è un fatto che non ci tocca, qual è il significato che oggi diamo al rispetto della vita? Forse se cominciassimo a provare a comprendere che il rispetto della propria vita passa attraverso quello per la vita altrui arriveremmo a comprendere quanto terrificante sia il nostro tempo, e quanto terrificante sia il nostro vivere con la convinzione di essere civilizzati. Capiremo, allora, che il capotreno che s’inventa di esser stato ferito da alcuni migranti, che il ragazzo che ha inventato d’esser stato aggredito alle spalle sulla spiaggia del Poetto a Cagliari da qualcuno che probabilmente era un “africano” sono uomini imbestialiti non dalla paura del diverso, ma dalla presunzione di esser migliori del diverso. L’abbrutimento del singolo che si scaglia contro chi ritiene inferiore, utilizza un pensiero assurdo per motivare unicamente la propria sete di potere, la volontà di prevaricare ma alla fine riesce solo a dimostrare aridità di sentimenti. La violenza lacera quotidianamente la società, circonda le nostre vite oscura le nostre coscienze, ci rende indifferenti. La violenza non solo fisica, molto più spesso è verbale e noi non possiamo più rimanere indifferenti dinanzi a questo imbarbarimento. Stiamo sprofondando dentro una spirale di violenza psicologica che è usata da chi vuole raggiungere la supremazia del commando a discapito non solo delle persone vengono da altri paesi ma, soprattutto, e questo à il fine di chi incita “la ruspa”, verso di noi che ad occhi chiusi e col mal di pancia stiamo consegnando loro le nostre vite della quali non abbiamo più rispetto. La fotografia dell’ Italia di oggi è questa; un paese violento e razzista.

Noi-con-Salvini-2

Razzisti-dorgaliSalvini-Fan-Club.jpg

I commenti sono presi dalla pagina Salvini Fan Club-Sardegna  e  dal  profilo personale di Daniele Caruso, del Movimento sociale italiano sardo.

IL LAGO DI BRACCIANO E GLI ESPERTI CAZZARI

DI UMBERTO SAMMARINI

Ho letto un interessantissimo non articolo, sul lago di Bracciano, pubblicato su uno dei tanti blogghetti sparsi nel web, autentica gramigna dell’informazione. L’unica frase intelligente ” dove andremo a finire? ” per il resto, boh? A questo punto, ognuno dice la sua, l’Acea fornisce Bracciano che a sua volta fornisce Roma, forse, perché anche qui i pareri sono discordi. Anche bloccando il risucchiamento quotidiano del lago, non era necessario razionare l’acqua perché il suddetto lago forniva solo l’8% del fabbisogno della capitale e, comunque, do stà il problema: Bracciano disseta Roma ma a sua volta viene dissetato dall’Acea. Alla fine, sto povero lago, dovrebbe stare pari e patta, l’8% da l’8% riceve. A parte la Raggi, che è colpevole a prescindere, ci sono anche degli stronzi, compreso il sottoscritto, che postano foto ritoccate col fotoscioppe dove si vedono lembi di terra emersi dal nulla. Visto che c’è un sacco di gente informata, me la togliete una curiosità: ma do cazzo è finita l’acqua? Premesso, la siccità c’entra come i fagioli nella pasta col burro, in cinque anni non ho mai visto grandi piogge. Me la togliete sta curiosità?

20348131_10203820158500828_1641389622_o.jpg

LAGO DI BRACCIANO, FINITA LA CUCCAGNA

DI UMBERTO SAMMARINI

Dunque, la situazione in questo ameno luogo di villeggiatura, fino a ieri era la seguente, i pesci, privi dell’elemento base, prendevano il sole in bermuda e occhiali neri, al centro del lago ridotto una pozzanghera, si ipotizzavano campi da tennis, centri commerciali, una pista da sci con neve sintetica, un nuovo zoo safari. Perché, tutto ciò? Mattarella doveva annaffiare le begonie, un Canadair veniva a prendere l’acqua, la Boschi si doveva fare il bidet, idem, si dovevano lavare le auto blu, aridem. Da Roma pompavano acqua tutti i giorni h24, per i fabbisogni dei cittadini, non piove più o meno da otto mesi. Prima hanno chiuso i nasoni ( per i non acculturati le fontanelle ) poi Zingaretti è venuto a fare il bagno, si è tuffato convinto che ci fosse l’acqua e si è spezzato una gamba. Cazzo, basta pompare. Tutti schizofrenici, come si fa a Roma? La razionate, senza scassare la minchia, i pesci abbronzati sono contro le direttive della UE. A questo punto me ce giocavo le palle che finiva così: la Raggi sta mandando alla malora la Capitale, non capisce un cazzo, l’acqua dei nasoni viene rimessa in circolo, il lago di Bracciano non fornisce Roma, perché razionare l’acqua? Sui nasoni non mi pronuncio, se non hanno prosciugato il lago per rifornire la capitale, allora c’è qualche fijo de na mignotta che di notte, con la cannuccia, se la frega. Che fanno i carabinieri? Raggi, che Dio te fulmini.

20424878_10212655459773941_1908412280_o.jpg

VENTICINQUE ANNI. FUORI DAL LAVORO PER SOPRAGGIUNTI  LIMITI DI ETA’. LO HA SANCITO LA CORTE EUROPEA

Di Antonella Soddu

 

“Ci  dispiace hai compiuto 25 anni, tanti auguri  ma sei licenziato”.  Cosa avrà pensato quel ragazzo che compiuto il 25esimo anno di età è stato licenziato per raggiunti limiti di età?

Come minimo gli saranno cascati i sacri gioielli di famiglia a terra.

Non è una bufala. E’ un fatto vero. Un ragazzo italiano  assunto nel 2010 dalla Abercrombie & Fitch  assunto con un contratto di lavoro a tempo determinato intermitente (Dlgs 276/2003 secondo cui il contratto di lavoro intermittente può riguardare soltanto lavoratori di età inferiore a 25 anni o superiore a 45.) poi trasformato a tempo indeterminato. L’ amara sorpresa arrivò al compimento del venticinquesimo anno di età. Troppo vecchio per il proseguo del rapporto di lavoro. Il ragazzo si oppose e la Cassazione di Milano gli diede ragione. La Abercrombie & Fitch aveva assunto un atteggiamento discriminatorio e pertanto doveva riassumere il lavoratore.

La stessa Cassazione però, volle vederci chiaro e decise di sollevare una questione pregiudiziale. “La normativa italiana è compatibile con il diritto dell’ Unione?

A quanto pare si. I giudici europei hanno confermato che la legge italiana non contrasta con il diritto europea ed in particolare con la carta dei diritti fondamentali e con la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000.

Quindi, secondo i giudici europei “tale differenza di trattamento è giustificata dalla finalità di favorire l’occupazione giovanile. Infatti, i giovani sotto i 25 anni sono normalmente penalizzati”.

Cioè, secondo i giudici europei il problema della disoccupazione giovanile sotto i 25 anni si risolve licenziando quelli che 25 li compiono. Una sorta di bilanciamento, un po all’uno,  un po all’altro,  in modo tale che tutti possano avere la loro prima esperienza lavorativa per aver maggiori possibilità di accesso al mercato del lavoro in futuro.

 

corte-giustizia-eu-2.jpg

EUROPA. DAI PRIMI SEGNI DI DECLINO ALL’ INFERNO PRONOSTICATO DA CRAXI.

Di Antonella Soddu

 

Un vecchio articolo del Marzo 2005 pubblicato su “Il ritrovo dei sardi”, a firma di  Renzo Serra, metteva in guardia sui segni del declino dell’’unione europea. “Sono numerosi i segnali – scriveva Serra .  di declino  della Comunità europea. Le proiezioni  della Deutsche Bank prevedono che entro il 2020 le prime tre potenze economiche mondiali saranno USA, Cina e India, seguiranno Giappone, Brasile, Germania e Gran Bretagna. Il corso dell’ Euro è di fatto stabilito  dalle banche centrali di Cina e Giappone che insieme detengono  risorse valutarie  10 volte  superiori  a quelle di USA e Unione Europea messe insieme”. E  questo è avvenuto e sta avvenendo sotto gli occhi di tutti in un contesto  di generale destabilizzazione  del sistema geopolitico mondiale.

Alla luce di quanto è avvenuto dopo la grande crisi del 2008,  quell’  articolo di Serra   fu premonitore, tanto quanto premonitore fu Bettino Craxi  quando chiedeva a gran voce una rinegoziazione dei  trattati di Maastricht.  E’  evidente che l’impostazione  della UE basata solo  su un controllo generalizzato attraverso leggi e direttive  e sull’assistenza economica  è stato e risulta  essere inefficace oltreché dannosa per le economie dei paesi membri  e soprattutto  per quelli  i cui Governi  non hanno stabilità e carattere internazionale.

La lungimirante premonizione  di Bettino Craxi ( che oggi molti  provano timidamente a citare  )  nel 1997 ci mostrava un aspetto  di gestione disinvolta e irresponsabile  nel processo di adesione all’unione economica e monetaria;  “Si marcia spediti verso  l’  Unione  economica  e monetaria, Prodi ne ha fatto la cartina di tornasole del successo e dell’efficacia del suo Governo. Non bisogna sottovalutare, però, i segnali di profondo malessere  sociale  già esistente che tende a diffondersi. E’ già profondo.” Craxi  si dichiarò più volte – “non euroscettico, ma piuttosto  un euro pessimista”.

L’allora segretario del PSI, sottolineava che nel nostro paese non c’era un serio dibattito. “sono tutti europeisti purosangue  ma non  spiegano bene di che cosa si tratta  e si tratterà.

Non fu fatta nessuna valutazione  realistica di impatto ecomomico.  Solo una forzatura per entrare nell’unione monetaria europea.  Non se ne discuteva  da nessuna parte, tranne che in Germania. Proprio in quella Germania che sarebbe stata poi destinata  a dominare la “nuova costruzione europea”, vennero  sollevati dubbi  sulla validità  ed opportunità dei trattati di Maastricht. Secondo  Craxi quei trattati  non dovevano esser dei dogmi intangibili, e il processo  per armonizzare  le politiche economiche   e monetarie non potevano prescindere della reali  mutate e mutevoli  condizioni dei paesi  membri dell’ UE già da allora alle prese con seri problemi di recessione, disoccupazione e mancato sviluppo.

Già nel 2005, anno in cui Serra scrisse  la sua analisi  sugli evidenti segni di declino dell’ UE, la concorrenza industriale e finanziaria  stentava a decollare, stavamo andando incontro impreparati e  incoscienti   al fallimento delle Lehman Brothers ( 2008 )  con un sistema  incapace di garantire  la corretta redistribuzione  del profitto generato dalle imprese.  Una scellerata politica agricola  in piena  fase di globalizzazione e mercato libero aveva messo in crisi – oggi è ancora peggio –  la commercializzazione dei nostri prodotti tipici  generando anche un   peggioramento economico di  quelle regioni   del meridione   che avevano  timidamente provato a investire.

Oggi  il tema torna  vigoroso  nel dibattito politico –  ma forse è meglio dire che  ci arriva per la prima volta se la tesi di Bettino Craxi  risulta esser  amaramente vera. Eppure nessuno dei tre maggiori partiti politici italiani, PD, Forza Italia, M5S, sembra aver una chiara  idea da tramutare in un serio progetto  da portare al tavolo europeo   per rivedere  i trattati di Maastricht. L’ impressione che si ha è quella che ancora una volta  l’argomento  venga usato  come acchiappa consenso elettorale.

Invece, poiché l’importanza di quel trattato  è la pedina per il cambiamento futuro dell’ Ue  va rinegoziato , aggiornato e adattato  alle attuali condizioni  e esigenze  dei paesi aderenti. Su  questo punto occorre insistere con fermezza, altrimenti, come aveva pronosticato Bettino Craxi . “C’è da chiedersi perché si continua a magnificare l’entrata in Europa come una sorta di miraggio, dietro il quale si delineano le delizie del paradiso terrestre. Non sarà cosi. Alle condizioni attuali, dal quadro dei vincoli cosi come sono stati  definiti, ad aspettare l’ Italia  non c’è affatto un paradiso. Senza una nuova trattativa  e senza una definizione  di nuove  condizioni, l’ Italia nelle migliori delle ipotesi finirà in un limbo, ma  nelle peggiori andrà all’inferno.”

ue trattato

 

 

 

DAL PRIMO LIBRO RENZI ( dal libro Avanti di Matteo Renzi )

Di Simone Luti

«Su un volo di ritorno dal Giappone, mentre sorvoliamo le Coree, mia figlia Ester, che per una volta ci ha accompagnato, è sveglia a smanettare sull’iPad mentre io guardo alcune carte. Il comandante ci manda a chiamare: “Ester, vuoi vedere una cosa speciale? Stiamo sorvolando la Corea del Sud, vedi quelle luci?”. “Sì.” “Bene, quella è la Corea del Sud. E invece vedi che lì sopra non c’è niente di illuminato, tutto è buio, totalmente spento?” “Vedo.” “Sai perché è così buio? Perché quella è la Corea del Nord. La Corea del Nord è una pericolosa dittatura e per scelta non illuminano niente, tengono tutto al buio.” Ester rimane colpita, la parola “dittatura” la fa corrucciare. Poi, mentre la riaccompagno al suo posto, prendendomi la mano mi dice a voce bassa: “Babbo, l’altro giorno a La7 hanno detto che tu vuoi fare una riforma della Costituzione per portare la dittatura in Italia. Non è che adesso spegni le luci anche da noi, vero?”. Non so se ridere o piangere. Nel dubbio, la abbraccio e la stringo forte. “Non ci sarà mai più la dittatura in Italia, non dare ascolto a chi racconta che spegneremo le luci. E non credere, amore mio, a tutto quello che dice la tv.”

  1. Renzi si recò in Giappone il 3 agosto 2015.
  2. Un aereo che fa la rotta Tokyo Roma non passa sopra le Coree, ma vola sopra il territorio russo.
  3. Ester, la figlia usata come metafora del popolo da proteggere, nel 2015 sente parlare a La7 di Referendum e Corea del Nord. Nessuno, nel 2015, parlava di Referendum e Corea del Nord.

La bambina nel 2015 aveva 9 anni, conoscete qualcuno di quell’età che si appassioni a dibattiti politici al punto di chiedere lumi su una riforma costituzionale?

Qui siamo di fronte a qualcosa di veramente sensazionale, per non parlare della vista prodigiosa di tutto l’equipaggio, in grado di scorgere le luci delle due Coree a circa 2000 Km di distanza.

Insomma, con quella cazzata sulla Corea vista dall’alto dei cieli, ho avuto l’opportunità di osservare il comportamento dei tesserati PD, comportamento diviso in due reazioni distinte, alle parole di Renzi.

  1. Muti. Non hanno commentato perché imbarazzati. D’altronde sono quelli che vogliono un progetto politico e non un Dio da venerare.
  2. Offesi, ma da me, non da Renzi. Questi sono quelli che non vogliono un progetto politico ma venerano il Dio che a tutto provvede e che tutto vede.

I primi sono forse da ammirare, in un certo senso, perché si sperticano nel mare merdum dei secondi, che sono lì, tignosi come le caccole infondo, mascherati da democratici eleganti, mentre invece sono Hooligan ubriachi delle parole dell’Unto: the Revenge.

Ma chi se ne frega, di borghesi tranquilli e sterili c’è pieno il mondo, quelli che ti guardano e ti dicono “dovevi studiare” mentre tu sei lì che li guardi e pensi “dovresti leggere”.

Ma non il libro di Matteo Renzi eh!

 

20228632_10214247971860237_2920447263820414336_n