UNA PERSONA SOLA

di TITTI DE SIMEIS

Una persona sola non è come tutte la altre. Una persona sola ha un mondo dentro che nessuno immagina. Entra poca luce, poca musica, poco cielo, poca dolcezza, poca gioia, poca pioggia, poco sapore, pochi sogni. Troppo pochi e, a volte, troppo brutti. Una persona sola non lo dice che si sente sola, non sa come si fa, per non deludere, forse, per non ferire o solo per pudore, per amore indifeso, incerto ed impaurito. Parlare con lei è difficile, delicato ed ogni accortezza non è mai abbastanza. Rassicurarla, farla ridere, darle il meglio che si possa immaginare, non serve. Una persona sola desidera lasciarsi andare, essere accolta, accudita, avvolta, cullata, scaldata, compresa, pensata in modo speciale. Perché essere soli è speciale. Non perché è meglio ma perché è lontano, tanto lontano, dalla ‘normalità’: le giornate frenetiche, le tavolate di chiacchiere, un divano da spartire, notti calde, lunghe di racconti e sogni, porte che si aprono, telefoni che ascoltano, sguardi che si incrociano e mani che si aspettano. Una persona sola riconosce una strada vera e non di parole, sa leggere l’orizzonte ma può chiudersi ad ogni richiamo. Una persona sola va sfiorata, appena, per non spettinarne la voce, soffusa, velata, spaventata da ogni ricordo, speranza e abbandono. Una persona sola non si addormenta perché non può svegliarsi in profumi, briciole di mattine e miele: veglia i rumori della notte, ne conta i passi ad occhi chiusi e una finestra infreddolita e spenta riflette contorni di una tazza antica di fiori, tra le mani, tepore di melissa dolce e lieve mentre ritorna giorno a tendine schiuse; lo sguardo lontano, la radio in sordina e un letto sfatto, un lume acceso e il sonno di flanella, i piedi scalzi, un libro mai finito e un abbraccio inventato, come un racconto, una fiaba, un lieto fine.

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